lunedì 22 giugno 2015

Indietro nel tempo: I Cavalieri dello Zodiaco


Non tutti i brand si prestano ad essere riproposti a distanza di anni.
Purtroppo è facile cadere nell'effetto nostalgico e molte versioni odierne di serie, film, e in linea generale di personaggi appartenenti al passato e quindi alla nostra infanzia, diventano solo una pallida imitazione di quello che fu.
Ho riflettuto in questo post su questo argomento, parlando proprio dei Santi di Athena concentrandomi molto sul presente della produzione.
Ah, per la cronaca, non ho ancora visto il film, quindi le mie perplessità sono unicamente legate a pregiudizi. Non picchiatemi.

Comunque sia... è proprio parlando di loro che intendo rivolgere lo sguardo dal lato opposto, e rivederli alle origini, in quel lontano 1989, anno durante il quale nei cinema si davano battaglia nientemeno che Batman e Indiana Jones, rispettivamente quello che oggi è considerato un cult di Tim Burton contro il terzo capitolo della "trilogia" della saga dedicata all'archeologo diretto da Steven Spielberg, alle prese questa volta con il Santo Graal.

Si, perchè I Cavalieri dello Zodiaco (improbabile traduzione, ereditata dai francesi, di Saint Seiya) è stata una serie che non solo mi è entrata nel cuore, non solo mi ha influenzato al punto da farmi produrre aberranti storie clonate, ma anche perchè credo che sia stato l'ultimo cartone animato giapponese che ho davvero "seguito", con lo spirito del fan sfegatato.

Dopo di loro infatti, il mio approccio verso l'animazione e il fumetto ha iniziato ad evolversi, ed ho iniziato a vedere le produzioni con un occhio più critico, e apprezzando le opere nel loro reale valore.
Ovviamente questo passaggio non è stato repentino, ma anzi molto lento, ed aiutato anche ai nuovi amici che ho incontrato.
Un punto di rottura, per quanto piccolo e quasi impercettibile, iniziato proprio con la conclusione di una serie che tanto ho amato.



Fu proprio tra le millemila pubblicità di giocattoli del periodo vicino al Natale che ne notai una di un cartone animato non ancora trasmesso.

Passò questa scritta in prospettiva a mo di Guerre Stellari recitato dalla classica voce:
I CAVALIERI DELLO ZODIACO! Collezionali tutti!!!! Manco fossero Pokèmon.
In sottofondo il tema centrale della sigla, un coro che già ti rimaneva in testa.

Come al solito gli spezzoni animati erano presi a casaccio e avevano l'unico scopo di dire "ehi, guardate che di questa roba ci sarà il cartone animato!", ma la cosa figa, e intendo davvero figa, era la presenza di questi pupazzetti snodabili con questa armatura scintillante di metallo che si poteva attaccare sopra.

No dico.... non so se avete capito.
Un'armatura DI METALLO. Che si poteva far INDOSSARE al personaggio.
I maschi avevano finalmente la loro Barbie, solo che menava cazzotti.
Come dite? C'era Big Jim?
Mmmm, no, scusate... questi erano davvero di un'altra categoria.

A distanza di anni, riconosco una formidabile strategia di marketing: se nel titolo avessero mantenuto l'originale Saint Seiya, probabilmente non avrebbe riscosso lo stesso successo commerciale.
Essersi concentrati sin da subito sulla presenza dello Zodiaco creava inconsciamente immedesimazione, potevo infatti comprare il personaggio del MIO segno zodiacale. Una vera figata.
Non vorrei dire un'inesattezza, ma forse I Cavalieri furono anche gli ultimi giocattoli davvero belli, ricchi di componenti ed accessori... ma soprattutto DI METALLO.

Il retro della scatola, in cui si potevano ammirare l'intero set di personaggi. Noi bambini dell'epoca abbiamo imparato a soffrire di accumulo compulsivo nel desiderio di averli tutti.
Ripetiamolo insieme:
DI METALLO.

Certo che però... quando vidi che il mio personaggio era un tipo dai capelli viola e con due nei blu al posto delle sopracciglia... beh, non era poi così tanto figo (ovviamente all'epoca non sapevo che fosse Mur).

Qualche mese dopo iniziò il cartone animato.
E li ci fu l'esaltazione.

Per chi se le ricorda, anche vagamente, credo che sia innegabile riconoscere una notevole qualità rispetto ad altre serie già trasmesse. Personaggi estremamente caratterizzati, violenza a tratti spietata ma senza mai essere gratuita, e soprattutto i sentimenti che trasparivano già dalle prime puntate: il senso del sacrificio, dell'amicizia e della lealtà (valori mica da ridere), della determinazione di sapersi rialzare quando non ce la fai più, riuscendo ad individuare quella microscopica particella di energia che ti resta, espandendola fino a farti stare in piedi ma anche per sferrare quell'ultimo colpo decisivo che ti fa vincere.
E lo hai fatto solo perchè ci hai creduto.

Potevano tematiche tanto potenti non lasciare segni nei cuori dei giovani adolescenti? Eravamo quasi coetanei dei nostri beniamini, che erano semplicemente dei ragazzi comuni ma con il difficile destino di essere i protettori di un Dea, Athena.

L'armatura che indossavano non era stata loro regalata o trovata per caso, ma ottenuta dopo un duro addestramento, in alcuni casi decisamente crudele.

Vi ricordate Phoenix? Penso proprio di si, probabilmente uno dei più amati.
Il suo essere così duro e solitario (non per niente sarà il primo "villain" della serie), è conseguenza proprio del suo addestramento nell'Isola della Regina Nera, in cui è stato alimentato il suo odio come fonte di forza. Ancora oggi è impossibile rimanere indifferenti alla scena in cui Phoenix (o Ikki) completa il suo addestramento.
La perdita di Esmeralda, unica persona gentile in quell'inferno, ed anche appiglio psicologico per il Cavaliere, fa perdere completamente il controllo a Phoenix, che massacra il Maestro. Una vera e propria rinascita, resa ancora più epica dalle parole suo stesso maestro:
"Il vecchio Phoenix è morto! Ed è nato quello nuovo!" mentre perisce sotto i suoi colpi.
In quel momento Phoenix diventa Cavaliere della Fenice, in una scena colma d'amarezza.

E' abbastanza comune rivedere i vecchi cartoni animati e meravigliarsi di quanto li ricordavamo fantastici e di come in realtà fossero ingenui. Questo non accade con I Cavalieri, o almeno a me non è mai successo.
Motivo? Sono certo che i più attenti già lo sanno... esatto, il doppiaggio.

Non è più neppure un mistero: grande merito della riuscita della serie va alla direzione che si occupò dell'adattamento italiano e dei doppiatori che recitarono la serie, provando a realizzare qualcosa di ricercato e di superiore, e riuscendo, creando un prodotto ancora oggi difficilmente arrivabile.
Il linguaggio aulico e solenne non solo si adattava benissimo ai toni della serie, ma era molto differente dall'originale.

Qui infatti mi aggancio alla "seconda fase" del mio rapporto con I Cavalieri: la versione a fumetti.
A luglio del 1992 esce infatti il primo numero di Manga Compact, edito da Granata Press, dedicato alle vicende di Pegasus e compagni.
Anzi, Seiya e compagni.

L'ondata dei manga che arrivò in quel periodo, scatenò in me l'ossessione per le "versioni originali".
Neanche i Cavalieri sfuggirono a questa sorte e scoprii con sgomento tutto il lavoro di alterazione di nomi, ritenendolo quasi ingiustificato. Pensavo fosse inutile e dannoso cambiare così tanti elementi, al punto che la ritenevo quasi un offesa nei confronti dell'autore Masami Kurumada.

Andando avanti nella lettura poi, mi accorsi di un'altra cosa.
Che il fumetto era brutto.

No, non era "brutto rispetto al cartone animato". Era brutto, punto.

Lasciamo stare il design delle armature, quelle sono un gusto soggettivo. Inoltre il lavoro di rielaborazione di Shingo Araki era certamente volto a migliorare qualcosa che necessitava di un miglioramento.

La storia è prima di tutto molto più scialba e tremendamente lineare. La prima parte della versione animata è decisamente più varia, grazie a diverse aggiunte anche piuttosto audaci (tipo i Cavalieri d'Acciaio) e quando si arrivano alle Dodici Case si ha davvero l'impressione di un "cambio di rotta". Peccato che da li in poi diventi tutto un riciclo, ma vabbè.
Nel fumetto, come dicevo, è tutto fottutamente lineare, una semplice escalation verso il nemico sempre più tosto, in cui mancano veri colpi di scena e gli espedienti per modificare questa struttura sono troppo deboli.
E poi i dialoghi.... mamma mia, i testi sono terribilmente ingenui.
Non ho ritrovato nulla nel fumetto di tutta quell'epicità presente nel cartone animato.


Riconosco a Kurumada di aver avuto un'idea favolosa e una grande meticolosità nel creare una miriade di armature componibili. Ma oltre a questo il fumetto non brilla particolarmente.
Al punto che ho interrotto la serie al numero 19, coincidente con la battaglia del Santuario, giusto per non avere un fumetto troncato a metà.

La "passione Saint Seiya" è durata parecchio: tra la prima messa in onda su Odeon TV, i giocattoli, il manga e gli OAV in videocassetta, mi ha tenuto compagnia per quasi 10 anni.
Ad un certo punto però, la passione si è affievolita sino a spegnersi, proprio come una delle fiamme delle Dodici Case.

Ho praticamente ignorato i vari sequel o prequel ambientati in altre epoche, e non ho neanche visto per intero la serie dedicata ad Ade, l'ultima facente parte del manga originale (però ho letto appunto il manga e devo dire che risulta decisamente migliore di tutta la parte precedente).
Persino i videogiochi, non ne ho mai giocato uno. Troppi titoli erano infatti dei semplici fan-service, troppo schiavi di quell'effetto nostalgia di cui accennavo in precedenza.
Per gusto personale (o per nostalgia) sono ancora molto legato alla serie originale, ed ai quei personaggi così carismatici e, a loro modo, originali.

Mi diverte un fatto, tra l'altro anche motivo di orgoglio patriottico: sono quasi convinto che uno dei motivi per cui mi sono appassionato alla serie e sono rimasto incollato per tanti anni, è stato il bellissimo doppiaggio.
Per cui non posso non considerare che le voci di Ivo De Palma (Pegasus), Marco Balzarotti (Sirio), Tony Fuochi (Phoenix), Luigi Rosa (Crystal), Andrea De Nisco (Andromeda), Dania Cericola (Lady Isabel) e di tutti gli altri che ci sono avvicendati nel corso delle puntate, abbiano contribuito ad imprimere così tanto questa serie nel mio cuore.
Al punto tale che se oggi guardo un film o una serie televisiva e riconosco una voce dei doppiatori sopracitati, ritorno un attimo bambino.

Per quanto spesso mi ritrovi a rivedere alcuni spezzoni su YouTube come se fossero vecchie fotografie, mi piacerebbe che anche chi non li conosce facesse uno sforzo e provasse a vederli, perchè credo nella loro oggettiva ed innegabile qualità.
Magari vedersi i 114 episodi sarebbe una follia, tra l'altro anche con alcune parti un po' noiose e tirate per le lunghe (i combattimenti sono interminabili).
Per questo consiglierei la visione di uno dei lungometraggi, come ad esempio il migliore di tutti, "La Leggenda dei Guerrieri Scarlatti", reperibile anche sullo stesso YouTube.

Potreste scoprire un'universo che, per quanto manchi di realismo e trasudi giapponesità da tutti i pori, per quanto risulti "semplice" in molti contenuti, vi saprà emozionare proprio per quei sentimenti di tenacia e incrollabilità, e per quel doppiaggio così epico.

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