Jodie Holmes è una bambina speciale.
Ma il suo essere speciale non dipende da qualche personale abilità, ma da un "amico" che vive accanto a lei, che la accompagna sin dalla nascita. Una "presenza" quella di Aiden costantemente al suo fianco, con tutti i limiti di una convivenza forzata.
Alla comparsa di quelli che sembrano più banalmente (se così si può dire) delle abilità paranormali, Jodie viene seguita da un giovane ricercatore, Nathan Dawkins, che si dedicherà con grande passione a questo caso, mettendoci l'amore di un padre adottivo.
Ma come è prevedibile aspettarsi, arriverà il giorno in cui queste abilità di Jodie dovranno in qualche modo diventare utili e la CIA offrirà alla ragazza l'opportunità di servire il proprio paese, o più semplicemente di diventare una macchina di morte.
In queste poche righe di trama è racchiuso l'incipit di Beyond: Due Anime, ultima fatica di Quantic Dream.
Pur essendo il canovaccio di base abbastanza semplice, la storia si articola sviluppandosi in diversi passaggi, in cui non mancheranno colpi di scena e, soprattutto, emozioni.
Si, esattamente.
In Beyond l'aspetto fondamentale e che vi troverete quasi subito a contemplare (a meno che non siate dei cuori di pietra o che siete convinti di trovarvi di fronte uno shooter in FPS) saranno le emozioni che provano e che trasmettono i personaggi. Ma torneremo più avanti su questo aspetto.
Il nostro caro Aiden
Il ruolo di Aiden merita un discorso a parte che suddivideremo due paragrafi.
Analizziamo l'aspetto più semplice, ovvero il suo ruolo all'interno del gioco vero e proprio.
Oltre a impersonare Jodie, che potrà eseguire una serie di azioni più o meno tradizionali, avremo infatti la possibilità, grazie alla pressione di un tasto, di controllare Aiden e muoverci in una visuale diversa a quella di Jodie.
Vi immaginate quindi la figata? Metterci nei panni di questa entità in grado di attraversare pareti, spostare oggetti, impossessarsi o addirittura uccidere i nemici?
Ecco, adesso che vi siete immaginati l'onnipotenza di tutto questo vi devo ridimensionare: Aiden può certamente svolgere tutte queste azioni, ma in maniera estremamente guidata e limitata: non può muoversi liberamente, non può uccidere chiunque, non può impossessarsi di chiunque, e via dicendo.
Spiegandola in termini di gioco, impersonare Aiden ci consente di risolvere alcuni livelli come se fossero dei puzzle game, in realtà nemmeno particolarmente ostici.
La seconda particolarità di Aiden è l'aspetto puramente "umano" all'interno della vita di Jodie.
Per comprendere meglio questo aspetto, largo spazio è stato dato al rapporto di Jodie con la società "normale", fatta di facili pregiudizi e paure immotivate, e di come Aiden sia l'unico vero amico, in quanto l'unico in grado di conoscerla davvero e di proteggerla.
Per fare un esempio, ci troveremo di fronte alcune "scene" in cui non ci sarà da risolvere enigmi, ma sarà sufficiente dare libero sfogo a questi poteri, quasi per "vedere l'effetto che fa" ovviamente però in un preciso contesto emotivo.
Quantic Dream sembra aver costruito il personaggio di Aiden non solamente come un giocattolo capace di risolvere una situazione, ma come un elemento costantemente presente nella vita di Jodie, in grado di accompagnarla anche in fasi della vita più intime e quotidiane.
Tu chiamale se vuoi, Emozioni
Beyond è un'avventura grafica.
Questa sarebbe l'etichetta che avrebbe nel catalogo PlayStation3.
Ma un po' per l'oggettiva difficoltà di catalogare i titoli odierni, che sono ormai diventati dei contenitori di generi, e un po' per la particolarità di Beyond stesso, questa definizione è un po' stretta e quasi fuorviante. Beyond è infatti semplicemente un film interattivo.
Una storia che ci godremo senza tanto impegno sul divano e rendendola più personalizzata attraverso alcune scelte.
Se però, a differenza di Heavy Rain, era presente una sfida rappresentata da decisioni che influenzavano pesantemente sui risvolti della vicenda e quindi sul finale, in Beyond è tutto più incentrato sulla nostra immedesimazione con le vicende e le scelte dei personaggi, in puro coinvolgimento emotivo.
Molte di queste scelte infatti non serviranno a modificare la trama influenzando il corso degli eventi, ma sono semplicemente delle piccole variabili in cui noi videogiocatori/spettatori ci godremo una storia raccontata in modo differente.
La moralità di determinate scelte, e le relative conseguenze, diventano più un "messaggio" rivolto a noi stessi che dei veri e propri bivi, una strategia alla quale ormai siamo abituati in videogioco, e che non ci sorprenderebbero più di tanto.
Titoli infatti con storie plasmabili a piacimento e molteplici finali sono ormai diventati routine (due esempi tra tutti, neanche troppo recenti, Fallout 3 e Mass Effect).
Ed è stato questo il difetto che maggiormente mi ha colpito, ovvero la mancata ripercussione delle scelte sugli eventi futuri.
Dal mio punto di vista credo che non sia stato nelle intenzioni di David Cage creare un gioco libero e totale, con scelte infinite che portassero a diramazioni della storia sempre diverse. La mia impressione è che questi paletti siano stata una precisa scelta narrativa, per offrirci un prodotto che trasmettesse qualcosa di più personale.
Ho cominciato a maturare questa convinzione sin dai primi minuti di gioco, osservando il livello di recitazione dei personaggi. E mi ricollego ora al punto accennato in precedenza.
Pur essendo modelli tridimensionali, sono animati talmente bene da essere quasi reali. I comportamenti stessi sono curati in maniera tale da essere il più possibile autentici. Non è un discorso di pura estetica, proprio a livello di sceneggiatura gli atteggiamenti e le reazioni dei personaggi sono perfettamente credibili.
Questo livello di attenzione in qualche modo si ripercuote sulla tematica che il gioco affronta, ovvero la vita dopo la morte. Un argomento affrontato secondo me con il giusto atteggiamento, senza eccessi di retorica o pretese di messaggi filosofici, ma al tempo stesso non trascurando aspetti più profondi e toccanti.
C'è anche da aggiungere che probabilmente Beyond è uno di quei pochi giochi che non possono prescindere da una realizzazione tecnica ineccepibile: un dettaglio curato meno di altri, un'animazione che non è fluida o un effetto poco realistico può compromettere l'intera esperienza.
Per questo, quando ci si imbatte in qualche sporadico bug è difficile far finta di nulla. Viene inconsapevolmente ingigantito proprio da questo realismo estremo.
Tirando le conclusioni, è arrivato il momento di rispondere alla domanda: consiglierei Beyond: Two Souls?
Partiamo dal fatto che, come penso si sia capito, Beyond mi è piaciuto moltissimo.
L'ho apprezzato sia per la vicenda, che ha saputo appassionarmi, sia per le caratteristiche stesse del titolo perchè l'ho trovato una valida alternativa a tanti altri giochi. Tuttavia, se dovessi consigliarlo, lo farei con alcune raccomandazioni, ed eviterei di etichettarlo semplicemente come "gioco bellissimo e ricco di emozioni" perchè è un giudizio molto limitato e soggettivo, che riflette un mio gusto personale.
Quando l'ho terminato, non ho pensato che chi ne parlasse male fosse un'insensibile o un'incompetente. E' lecitissimo non appassionarsi ad un titolo simile, perchè fondamentalmente non è un gioco. Pur riconoscendo la fatica e le risorse che Quantic Dream ha impiegato nel realizzare questo titolo, non posso non comprendere chi lo critica, ragazzi che magari hanno deciso di acquistarlo al lancio per 60,00€, e che si trovano di fronte un film molto costoso. Per quanto offra un esperienza interattiva, si tratta pur sempre di un film.
Se siete curiosi, se vi piace l'argomento del paranormale e volete provare un gioco diverso dal solito dategli allora una possibilità. Adesso è facile trovarlo ad un prezzo decisamente interessante e, lasciatemi dire, anche giusto vista la qualità che offre.
Un titolo che merita per il livello di maturità dei temi e delle situazioni che offre, ma sul quale bisogna informarsi bene prima dell'acquisto, se rientra nei vostri gusti e nelle vostre esigenze di videogiocatori.
Anche se, a ben rifletterci, Beyond è proprio un titolo non destinato ai videogiocatori intesi nel senso più stretto del termine, ma per quelle persone che, incuriosite dalla potenzialità di una console come strumento per un'esperienza interattiva, possono cimentarsi in qualcosa che le si avvicina molto.
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