lunedì 20 agosto 2012

Il signor F e i quadri difficili

Oggi vi voglio raccontare una storiella. Una specie di favola.
Direi di partire presentando il protagonista della nostra favola, che chiameremo il signor "F".

Il signor F era un giovane colorista.
Gli piaceva molto disegnare, ma quello che più lo divertiva era colorare i disegni degli altri piuttosto che i propri. Lo riempiva di orgoglio dare vita a quelle immagini incomplete, lavorando sui volumi, sulle luce e sulle ombre, e riempire di colore quello che prima era in bianco e nero.
Il signor F per colorare usava il computer. Tanto che spesso molti sottovalutavano il suo lavoro, convinti che il computer facesse quasi tutto da solo e che quindi lui non si sforzava poi molto per ottenere quei vivaci e divertenti risultati.
Ma lui sapeva che in realtà di lavoro ce n'era molto e si dispiaceva che nessuno si sforzasse di capirlo.



Un giorno al signor F venne in mente, stanco forse di tutto quella poca considerazione, di fare una bella cosa:
"Voglio fare un quadro vero! Con colori veri!" disse, rivolto a chi, non si sa "Così finalmente realizzerò qualcosa che verrà apprezzato da tutti!"
E dette queste parole prese il suo mantello e in una calda giornata di luglio (!) decise di visitare il negozio di bricolage più vicino per acquistare del materiale da pittura.
Si, perchè il signor F, pur avendo in passato usato pennelli e colori, si trovava nella spiacevole condizione di non avere più pennelli dalle setole integre e brillanti, e neanche i giusti colori per realizzare ciò che aveva in mente. E neanche un supporto.

Come tutte le persone piene di buona volontà, ma incaute ed ingenue, il signor F decise che il suo lavoro doveva essere mastodontico: acquistò infatti una tavola di più di un metro di larghezza e poco meno di mezzo metro di altezza. Una volta trovati anche pennelli e colori, il signor F si rese conto già alla cassa di aver sottovalutato qualcosa: per pochi oggetti spese più di 50 euro!
"Minchia!" disse proprio così! "Devono aver aumentato i prezzi!"
Ma dentro di se, egli sapeva che non si trattava di una semplice sfortunata coincidenza, ne di essere capitato in un posto dai prezzi schifosamente alti. Era in realtà ben noto che i materiali per belle arti sono cari.

Tornò quindi al suo castello e si mise subito a preparare la tavola che intendeva dipingere, non prima di essersi fatto una doccia perchè fuori faceva talmente caldo che si era inzuppato di sudore nel tragitto nella sua carrozz.... ehm, auto.
Decise quindi il soggetto della sua opera e si mise il lavoro, fischiettando e sicuro di se:
"Ci metterò pochissimo, tanto dipingere col computer e con i pennelli cambia poco. L'importante è il COLORE!" e su quest'ultima cosa il signor F non sbagliava, difatti è molto importante avere controllo sulle tinte che si vanno a posare nel dipinto, per far si che tutte queste di "ricompongano" ad una visione complessiva. Peccato che si tratti, forse, di una delle poche similitudini con il colore digitale.

La sua idea era di realizzare un campo di girasoli: iniziò dal cielo e ottenne una bella sfumatura. Anche le nuvole vennero belle, sfruttando le naturali imprecisioni delle setole del pennello. Poi decise di spostarsi nel campo sottostante, dipingendo una base verde-terrosa dove, nella sua mente, avrebbe "tirato fuori" i girasoli, per creare maggiore profondità.
"Sta venendo bene!" si disse, fin quando non decise di dipingere i petali dei fiori dorati.
"Ma... ma..." con meraviglia e delusione, le sue pennellate gialle erano praticamente invisibili e si limitavano a scaldare la superficie di base piuttosto che coprirla.
"Accidenti è vero!" riflettè "Il giallo non è un colore coprente! Me ne ero scordato!"
Povero signor F... in tutto quel tempo a dipingere col computer, con quei colori compatti e coprenti, aveva dimenticato che ogni colore ha una sua trasparenza. Fu costretto ad aggiungere del bianco, per natura coprente, per rimediare all'errore.

Si trovò anche in difficoltà mentre cercava di aggiungere dei dettagli: si accorse che non poter ridurre o ingrandire la dimensione del pennello a piacimento era più frustrante del previsto, e lo costrinse a usare più pennelli contemporaneamente. Si accorse inoltre che doveva pensarci molto bene prima di applicare un colore, di centrare la tinta e di diluirlo correttamente. Non poteva infatti premere "ctrl+Z" e annullare la pennellata. Si misurò quindi con un diverso modo di comportarsi di fronte ad un lavoro.

Passarono i giorni, e il signor F cominciò a rendersi conto della propria stupidità, o in parole più dirette, della cazzata che aveva fatto. La sua presunzione lo aveva spinto a misurarsi con una cosa più grande delle proprie abilità, ma la cosa peggiore era che non si trattava di una lavoro insormontabile, anzi... un dipinto tutto sommato di media difficoltà che però aveva iniziato male.
Iniziò a rassegnarsi all'idea di dover ricominciare daccapo, e che forse quella tavola, anzichè ospitare un suo dipinto, sarebbe stata più adatta per una mensola.

Poi però, forse per la sua innata testardaggine, non lo fece.
Si rimise al lavoro semplicemente prestando attenzione a quello che stava facendo. Non poteva dipingere un quadro con pigmenti e pasta e pennello di setole con lo stesso approccio che usava col digitale.
Doveva adeguarsi a quella materia e al modo di controllarla.
Chiese consiglio ai suoi amici più esperti di lui e piano piano, portò a termine quel lavoro. Con fatica, ma anche con tanta soddisfazione alla fine, non tanto per la bellezza della sua opera, ma per non essersi arreso. E con la consapevolezza di aver imparato qualcosa di nuovo.

Alla fine il risultato... non fu poi così male.

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